"il segno che bisogna dare è il segno della mancanza del significante. E' l'unico segno che non si sopporta perché provoca un'angoscia indicibile. E' tuttavia l'unico modo che possa far accedere alla natura dell'inconscio: alla scienza senza coscienza"



J. Lacan, Seminario VIII, pag. 257.




lunedì 6 febbraio 2012



ESTERNO 11 di Vincenzo Lopardo


A cura di Annalisa Piergallini



MEDIAMUSEUM , P.zza Alessandrini 34 Pescara , tel.085 4517898

info@premiflaiano.it

dal 26 gennaio al 4 febbraio 2012
da lunedi a sabato escluso festivi 10.30 -12.30 / 17.00 -19.00


INAUGURAZIONE sabato 28 gennaio h.17.30

musiche di Davide Laudadio



ESTERNO 11 di Vincenzo Lopardo


La prima volta che ho scritto per lui, ho scritto superdotato, perché Lopardo ha una gestualità
pittorica invidiabile. Lo dico da pittrice. Ed è veloce, per giunta.
Non mi dimentico quando ho visto per la prima volta le foto dei lavori di Vincenzo. Un uomo, del
verde. Era un trittico. Una sorta di schematizzazione pittorica della castrazione. Indimenticabile
verde. Considerate che io ero e sono una psicoanalista. Ero semplicemente felice. Si trattava di un
trittico di Reset. Una serie che Vincenzo aveva praticamente già completato prima che lo
conoscessi. Non gli ho mai parlato di castrazione e non lo farò ora. La castrazione non è un arrosto,
ma gli somiglia. E’ quell’operazione di taglio, una e unica, ma anche perpetua, umana, mancante,
incompleto, desiderio.
Un altro lavoro si è intagliato nella mia mente, sempre dello stesso Reset. C’è una figura bianco-
viola, e un’altra più lontana, si guardano. Si sono guardati. Si devono ancora vedere. E’ un attimo,
gelato. Il momento dello sguardo fugace, intenso. Che si sono detti quei due? Che non si sono detti.
Quanto del loro incontro è ancora da dire? Quanto loro stessi ignorano.
Vincenzo è generoso, ma nella sua pittura è feroce e non concede nulla di più di ciò che è
strettamente necessario.
Un fotogramma. Una fetta di fotografia. Un movimento. Un movimento mancato.
Ne è passato di tempo da allora, era il 2002, il 2003 . Tu ti arrabbieresti se non dicessi che Reset.
Anche se tu stesso m’avverti che è evoluzione di Reset, che poi è stata Ester e ora, Esterno 11.
Cosa è successo? Ora stiamo al mare e i personaggi sono più confusi con lo sfondo, più amalgamati,
chissà forse si sono un po’ civilizzati. C’è meno violenza, c’è più noia, meno rancore. L’aria è più
distesa, lo sfondo è bianco, spesso. Tutti al mare!
Personalmente, poi, ho un debole per i matrimoni. Queste pose da superdotato ubriaco, uomini
robusti, qualcuno fa la girandola, una schiaccia il suo grosso seno sullo smoking dello sposo.
Sì forse si può davvero sopravvivere, sembra dirci Lopardo, perfino vivere, sul filo sospeso di un
perenne ciak.


Annalisa Piergallini

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