"il segno che bisogna dare è il segno della mancanza del significante. E' l'unico segno che non si sopporta perché provoca un'angoscia indicibile. E' tuttavia l'unico modo che possa far accedere alla natura dell'inconscio: alla scienza senza coscienza"



J. Lacan, Seminario VIII, pag. 257.




sabato 21 aprile 2012

martedì 17 aprile 2012

L'operaia di Lacan

Un bellissimo articolo, scritto da Virginio Baio, su Adele Marcelli e il suo lavoro con l'autismo:

martedì 10 aprile 2012

Petizione autismo


Due minuti di tempo: una firma per permettere alle famiglie e ai bambini autistici di scegliere la terapia che vogliono seguire!

Y non parlava, dicevano, un vegetale, dicevano, cronico.
Senza speranze. Non molto diverso da me quando sono andata a trovare il mio
primo, e unico, analista. Y non parlava, dicevano, a me sembrava che parlasse
tutte le lingue del mondo mischiate insieme. Y aveva 4 anni, non mangiava da
solo, non faceva quasi nulla da solo, non chiamava mamma, il padre lo chiamava:
la papà. Ma loro insistono: non può parlare. Bah, a volte penso che con gli
strumenti che mi hanno dato Freud, Lacan, Di Ciaccia, Baio … sono la pubblicità
di: ti piace vincere facile?
Sì lui fece dei progressi, il padre, lo zio, la madre, le
maestre, la neuropsichiatra perfino si ricredette.
Cose dell’altro mondo, un bimbo gioca con gli altri bimbi,
un bimbo parla, magari maluccio, ma cos’è parlar bene? Un bimbo abbraccia per
la prima volta sua mamma.
Sì, son cose da sciocchi, anzi no, peggio son cose spinte,
oscene, incontrollabili, pericolose. E tutto questo miracolo come si compirebbe
poi? Come? Solo non rompendogli le scatole. Sì il bambino saprà che almeno per
quella ora che dura la terapia non avrà rotture di scatole, nessuno gli imporrà
alcunché tranne evitare di distruggere la stanza e simili, se possibile. Questo
ha effetti grandiosi, poi i bambini non perdono tempo, chi ha tempo non aspetti
tempo, ma i bambini non aspettano mai troppo, una volta che hanno un posto, si
mettono subito a lavorare. Cioè a giocare, e giocano con qualcuno che non deve
mettersi nell’asse immaginario, dell’odio e dell’amore, del servo e del
padrone. Fare qualcosa: non desiderare il soggetto, impegnarsi in un’attività
e/o sostenersi con i colleghi. Desiderare altrove.
No, fate bene a vietare, bandire, cucite tutti i buchi,
tappate le bocche, controllate, registrate, fotografate. Vietate questa pratica
barbara, presto. Nessun bambino può uscire dal suo autismo se non quando lo
dirà il cognitivista-comportamentale, la cui prassi sarà il più possibile
standardizzata e calcolata al millimetro. Saranno riprogrammati. Utenti e
dottori. Ma se l’inserimento fosse conseguito in un modo diverso, secondo
l’invenzione del soggetto?
Dai! Si vive bene qui, dove fa male ‘solo’ la schiena.

Annalisa Piergallini